Chiara e Cecilia

C’è una passione sincera nelle parole di Chiara e Cecilia. Raccontano di Isla de Burro come di una seconda casa. E degli animali che la abitano, con una tenerezza e una conoscenza sorprendenti per chi è fermo agli stereotipi incollati all’immagine dell’asino. “È l’animale più capace di infondere pace e sicurezza in chi lo frequenta – dice Chiara -. È docile, riflessivo, rassicurante. Il cavallo, invece, è focoso e reattivo”. E poi c’è l’aspetto della fisicità: l’asino ama l’interazione fisica con gli altri. È un punto decisivo se si considerano i destinatari con cui metterli in relazione. E i risultati danno ragione al tentativo: “In molte persone si nota in modo evidente il cambio di umore”, spiega Cecilia.

Prima come volontarie, oggi nel ruolo di responsabili di attività, Chiara e Cecilia hanno sotto gli occhi tanti casi in cui, a contatto con l’asino, le persone in difficoltà che frequentano Isla de Burro cominciano a rompere il guscio stretto in cui sono rinchiuse. E a volte, accadono miracoli. “Una bambina ha parlato per la prima volta dicendo il nome dell’asino con cui faceva attività”, ricorda Chiara. Tra persona e animale si instaura un rapporto di fiducia crescente. “E’ tutto dato dal valore della relazione. Nella quale gli obiettivi non sono mai a scapito dell’animale. L’asino non è un oggetto, né una macchina, o uno strumento da cui ottenere prestazioni. C’è un rapporto che è paritetico”, spiegano le due ragazze. Il che consente una spontanea collaborazione negli equidi che è garanzia di successo. “Quando le persone entrano a contatto con l’asino abbandonano pian piano le proprie ansie, concentrandosi sul momento presente. È esperienza di tanti che l’ora e mezza di attività sembri durare solo dieci minuti”, racconta Cecilia.

Si parte dall’interazione libera con il branco, momento centrale della prima seduta per tutti. Poi si prevede la spazzolatura, la conduzione dell’asino camminandogli a fianco, la cavalcatura assistita da un operatore o la cavalcatura autonoma. Guai però a chiamare tutto questo col termine “terapia”. “La normative indica queste attività come interventi assistiti”, spiega Chiara, studentessa in veterinaria col desiderio di diventare esperta proprio in questo ramo assistenziale.

Nella struttura di Zanengo sono presenti 17 asini, 2 muli e 1 cavallo. “Gli equidi amano la vita in branco – spiegano Chiara e Cecilia –. Tra loro vivono le nostre stesse dinamiche: nascono amicizie e battibecchi, ci sono preferenze e antipatie. Ogni asino ha la sua personalità”. Il rapporto con le persone parte sempre da una consapevolezza chiara: l’asino si sente preda e considera l’uomo predatore. “Per questo – chiariscono le due ragazze – spieghiamo a tutti che negli spazi in cui vivono gli animali non si corre, non si urla, ci si avvicina loro di lato e non da dietro”. Al contrario, gli asini di Isla de Burro non sono animali addestrati. “Quello che dobbiamo fare – spiega Cecilia – è far fare loro delle esperienze. Da quelle imparano e si muovono con una certa autonomia, ma sempre sotto la supervisione e l’ausilio dell’operatore”.